Riassumendo (solo ciò che mi interessa personalmente):
Il primo elemento riconosciuto e affermato che influisce sul fallimento è l’età della donna. Nelle tecniche di procreazione assistita, il tasso di gravidanza non arriva al 15% dopo i 40 anni. Il tempo, infatti, gioca un ruolo negativo, determinando un danno a carico del DNA ovocitario, ovvero un cambiamento irreversibile nella capacità biologica di produrre ovociti di “buona qualità”. Di conseguenza, il rischio è quello di sviluppare embrioni con anomalie genetiche tali da bloccarne lo sviluppo.
Le alterazioni a carico dell'utero rappresentano, invece, il 10% dei motivi di insuccesso (malformazioni, fibromi, polipi, aderenze). Anche l'endometrite, infiammazione dell’endometrio, può rappresentare un ostacolo a una futura gravidanza.
È stato dimostrato che il deficit di progesterone nella fase post-ovulatoria può essere responsabile del mancato impianto.
Frequenti sono le cause immunologiche, ovvero situazioni dove il sistema immunitario della donna interferisce con l’impianto o con il regolare sviluppo del feto riconoscendolo come “corpo estraneo”.
Non rare sono le cause genetiche, alterazioni nel DNA della coppia, responsabili del 3-5% degli insuccessi per mancato impianto dell’embrione o per successivi aborti spontanei. Fanno parte di tali cause anche le anomalie ereditarie materne di alcuni fattori della coagulazione. Si parla, inoltre, di incompatibilità genetica di coppia, quando entrambi i soggetti presentano una mutazione a carico del gene HLA-G.
Un’alta percentuale di spermatozoi con anomalie morfologiche è associata a un basso tasso di riuscita delle fecondazioni in vitro.