La nostra
storia inizia a novembre del 2013, quando ho 36 anni e con mio marito decidiamo
di avere un bambino.
Inizio da
subito a "stickare" sperando di beccare la cicogna al primo tentativo
ma non accade nulla.
Dopo
cinque mesi ci rivolgiamo al Centro Infertilità del Niguarda. Facciamo tutte le
analisi di routine e tutto va bene, a parte una teratospermia di mio marito, ma
i medici ritengono che non sia un problema.
Per avere
un ulteriore parere, mi rivolgo anche a una ginecologa privata esperta in
infertilità. In entrambi i casi ci propongono stimolazioni ormonali, con 2 compresse di Clomid. Opto per il NIGUARDA. Sto malissimo,
vado al pronto soccorso. Tutti e quattro i follicoli grandi che ho prodotto si
sono incistiti e ho forte dolore e liquido nell'addome. Mi cambiano terapia.
Gonal F sempre con rapporti mirati. Tre follicoli buoni ma nulla di fatto.
Decido di
cambiare centro perché mi sento poco seguita e vado all'Humanitas. Chiedo la
fecondazione in vitro ma la ginecologa non ne vuole sapere: nonostante i miei
38 anni inoltrati, secondo lei un anno e mezzo di ricerca è ancora fisiologico
e la gravidanza probabilmente arriverà naturalmente. Mi propone un ciclo di
tre inseminazioni intrauterine (iui), ma prima devo ripetere
tutte le analisi da loro, c'è un anno di attesa per alcune.
Non
voglio sprecare tutto questo tempo e nell’attesa mi rivolgo a un altro
ginecologo privato, uno esperto in naprotecnologia perché voglio assolutamente
capire cosa c'è che non va. Monitoro per qualche mese temperatura, muco e
ormoni, lui conclude che soffro di insufficienza luteale, cioè la mia ovulazione non è il
massimo e anche il progesterone cala troppo presto. Ancora stimolazioni
ormonali con Clomid (una sola compressa stavolta) e rapporti
mirati, ne faccio tre, sempre 2-3 follicoli ma nulla di fatto.
Nel
frattempo finalmente è arrivato il momento di fare le inseminazioni
intrauterine all'Humanitas. Faccio le stimolazioni ormonali con Gonal
F da 75 e ogni volta mi dicono che rischio tre gemelli, ma poi nulla. Abbandono
anche questo centro.
Approdo
al San Raffaele, oramai sto per compiere 40 anni. La dottoressa si stupisce che
non mi abbiano voluto far fare la fecondazione in vitro, dobbiamo farla al più
presto ma prima faccio l'isteroscopia e scopro di avere un'iperplasia.
Devo curarla, altro tempo che passa.
Finalmente
procedo col mio primo tentativo di fecondazione in vitro, più esattamente
facciamo l'icsi (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo).
Vengo stimolata con Gonal F da 250, che presto diventerà 300, e otteniamo solo
due blastocisti alla fine. Sono entrambe di buon livello e le trasferiamo da
fresche. Come mi è già accaduto negli altri tentativi e come in molti
cicli naturali, ho delle piccole emorragie. Provo a dosare il progesterone ed è
troppo basso, lo integro maggiormente, ma alla fine niente di fatto.
Solo in
un colloquio successivo la dottoressa realizza che ho la Tiroidite di
Hashimoto e mi dice di prendere, al tentativo successivo, aspirinetta
e, su consiglio della mia endocrinologa, cortisone (ma come, io l'ho sempre
detto a tutti i ginecologi di avere la tiroidite!!!). Il nuovo tentativo, con
Meropur da 300, va molto meglio e otteniamo sei blastocisti, ma il tsh si è
alzato troppo e anche l'estradiolo. Rimandiamo il trasferimento embrionale.
Trasferiamo
poi un'ottima blastocisti, ma le beta sono negative. Anche questa volta ho
delle piccole emorragie, stavolta addirittura per tutta la fase luteale, ma non
voglio stressarmi ulteriormente con i dosaggi ormonali. Mi rendo conto solo
alla fine che molto probabilmente c'è una relazione tra emorragie e progesterone.
Forse c'è un problema di assorbimento.
Trasferiamo
ancora un'altra blastocisti ottima (esattamente di livello 6AB) e stavolta
aumentiamo il dosaggio di progesterone. Niente perditine ma ancora beta
negative.
Su mia
richiesta, il tentativo successivo lo facciamo dopo aver eseguito la
tecnica Pipelle. Stavolta trasferiamo due blastocisti, una
buona (6BB) e una, originariamente buona, che soffre lo scongelamento e diventa
appena discreta (1CC). Solite perditine, ma stavolta le beta sono positive, per
cui forse si è trattato di perdite preimpianto. Dopo la gioia e il più che
raddoppio iniziale e le beta scendono. Aggiungo cortisone, cardioaspirina ed
eparina e le beta ricominciano a salire, prima lentamente, poi sempre di più.
Ma al centro hanno un forte sospetto che si tratti una extrauterina,
così mi fanno sospendere la terapia provocando un aborto spontaneo.
Mi
restano solo due blastocisti discrete (6CC) e le trasferiamo insieme. Ma prima
decido di consultare un’altra ginecologa. Lei, facendomi
fare ulteriori esami scopre che sono affetta da insulinoresistenza. Questa, a quanto pare, mi fa crescere l’endometrio in modo irregolare (come
si evince dall’ultima biopsia). Inoltre ho gli anticorpi ana positivi e c’è un sospetto di adenomiosi/endometriosi.
Nel ciclo
precedente a quello del transfer rieseguo la Pipelle e faccio una terapia con
antinfiammatori e cortisone per la sospetta endometriosi, dopodiché dalla
preparazione al transfer prendo cortisone e aspirinetta per gli anticorpi ed
eparina su indicazione di una brava ematologa. Intorno all’ovulazione
monitoriamo gli ormoni e, siccome sono bassi, aumentiamo il dosaggio di
progesterone ed estradiolo.
Nonostante
tutti questi accorgimenti, anche stavolta le beta sono negative.
Eseguo
un’altra biopsia dell’endometrio, stavolta con ricerca di plasmacellule ed
endometriocoltura, e scopro di avere una endometrite
cronica che mi porto dietro da chissà quando. Faccio una cura antibiotica,
rieseguo la biopsia e per fortuna guarisco.
Però poi
eseguo una risonanza magnetica dove mi vengono purtroppo diagnosticate endometriosi pelvica e del comparto
posteriore e adenomiosi. Al centro
endometriosi, a causa dei ripetuti fallimenti di pma, mi consigliano e mi
mettono in lista per eseguire la laparoscopia operativa.
Ma prima
faccio una nuova stimolazione (Elonva 150, poi Meroupur 300 aumentato fino a
450). Però purtroppo stavolta le cose vanno male: di 9 follicoli ne recuperano
solo 2: gli altri sono vuoti oppore
incistiti. Al centro non sanno darmi spiegazioni, mi dicono che la
stimolazione era andata bene e non sanno cosa sia successo alla fine (forse
avrei dovuto assumere almeno un po’ di Gonasi). Mi propongono quindi, visto che
ho sempre risposto bene e anche stavolta avevo risposto bene, di fare una
quarta stimolazione in caso di fallimento. In realtà questa stimolazione era
stata strana anche per via del fatto che il ciclo mi era arrivato una settimana
dopo aver iniziato la stimolazione (prima avevo avuto solo una leggera
emorragia che avevo scambiato per mestruo) e la mia impressione è stata che i
follicoli abbiano iniziato a crescere solo dopo l’arrivo del ciclo (forse
l’estradiolo era troppo alto e per questo si sono incistiti?) ma al centro
fertilità hanno detto che questo non era un problema.
Comunque
dei due follicoli solo uno si feconda e diviene un embrione classe A che
congeliamo in terza giornata perché il mio estradiolo è troppo alto. Lo
trasferiremo a fine agosto.
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